Archivi categoria: La Settimana Enigmatica

Il sindacalismo di base tra unità e frammentazione

di Fabrizio Burattini

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Stati Uniti, Volkswagen, prosegue la crescita del sindacato

di Fabrizio Burattini

Nei giorni scorsi si è registrata un’entusiasmante vittoria delle lavoratrici e dei lavoratori Volkswagen del Tennessee che hanno votato (73% nel gigantesco sito di assemblaggio di Chattanooga, 5.500 dipendenti) per formare un sindacato affiliato alla United Auto Workers (UAW), secondo i risultati confermati il 19 aprile dalla stessa direzione della Volkswagen.

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Ancora sulla “lista Santoro”

di Fabrizio Burattini

Il primo libro è tutto finalizzato all’esaltazione agiografica dell’autocrate del Cremlino, che viene definito “spietato e ambizioso”, “un ragazzo di strada incazzato come una bestia e spietato come una tigre” per la sua determinazione nel perseguimento dei propri obiettivi, in particolare nella “repressione dei terroristi ceceni” (ricordiamo che nella guerra cecena vennero uccisi più di 100.000 civili su una popolazione di un milione di persone). Lilin ne sottolinea con manifesta ammirazione le “origini popolari”, l’amore per le arti marziali, la capacità di imporsi in un paese in preda alle convulsioni del passaggio dall’URSS alla Federazione russa.

Ancora più significativi alcuni passaggi di “Ucraina. La vera storia”, furbescamente e frettolosamente scritto  e pubblicato pochi mesi dopo l’inizio della guerra russa su larga scala, per approfittare commercialmente della scoperta e dell’improvviso interesse dell’opinione a riguardo dell’Ucraina.

Linin, non so se rendendosene conto, rispolvera lo stile arrogante che fu del cancelliere austriaco Klemens von Metternich, quando definiva l’Italia una semplice “espressione geografica”, ma, certamente con deliberata volontà di citazione dei noti discorsi di Putin, ma aggiungendo un pizzico di esplicito antisemitismo, afferma che “la nascita dell’Ucraina come entità geopolitica” fu “il frutto della sciagurata scelta di Lenin… totalmente attribuibile ai bolscevichi ebrei… per i loro interessi, per la loro visione anti-imperiale russa”.

Un impero che evidentemente, secondo Lilin (e secondo Putin), andrebbe ripristinato.

Ma il libro contiene altre affermazioni, come quella secondo cui l’holodomor, e cioè il genocidio per fame che causò milioni di morti ucraini nel biennio 1932-33, viene descritto come un capitolo non intenzionale della carestia che colpì l’intero territorio sovietico, accarezzando il negazionismo filostalinista di parte non trascurabile di una sinistra che vuole prendere le distanze dall’odiata Ucraina. E’ un negazionismo che ha contagiato anche ambienti tradizionalmente orientati al marxismo libertario e comunque antistalinista.

Ma Lilin nel suo libro non si ferma qui. Afferma, con la sicumera tipica di chi le spara così grosse che non ha paura di smentite, che “l’Ucraina è il regno del nazismo militante” e che “l’aggressività nazionalista ucraina” avrebbe come “obiettivo politico” quello di “occupare militarmente la Russia e annientare fisicamente quei russi che loro considerano ‘meticci’, ovvero mischiati con gli asiatici”. Critica, anche fondatamente, alcuni aspetti autoritari del regime di Kiev, ma, evidentemente non padroneggiando bene quel che significa “democrazia”, arriva a definire un “mito” quello della democrazia in Ucraina, contrapponendole il regime di Putin che sarebbe “mille volte più democratico”

Lilin ha dedicato il libro “Ucraina. La vera storia” a Oles’ Buzyna, giornalista ucraino sostenitore di un ritorno all’impero “grande russo” (comprensivo dunque anche della Bielorussia e dell’Ucraina) assassinato nel 2015 da agenti di un gruppo fascista.

Nonostante l’evidente impostazione reazionaria (non casualmente Lilin ha più volte partecipato a iniziative di organizzazioni neofasciste), il libro ha riscosso simpatie anche “a sinistra”, in una sinistra campista fortemente interessata a propagandare tutto quello che si ritiene possa dare maggiore sostanza al suo putinismo.

Tutto ciò, come ha commentato il nostro lettore, lo riportiamo non per odio nei confronti di Lilin, ma per per sottolineare ancor più quel che sostenevo nell’articolo di ieri: e cioè la totale mancanza di credibilità “pacifista” e ancor più di affidabilità classista alla lista “Pace Terra Dignità”, e per chiederci e chiedere come possa il gruppo dirigente del PRC, che resta la principale forza organizzata della sinistra radicale italiana, ritenere che quella lista costituisca un punto di riferimento per chi si considera anticapitalista, internazionalista e classista.

Il nostro lettore infine ci segnala un articolo (che anch’io ritengo largamente condivisibile) apparso qualche giorno fa sul sito del Partito comunista dei lavoratori, anch’esso finalizzato a stigmatizzare la lista di Michele Santoro.

Russia, l’attentato di ieri

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Brasile 1964-2024, il madornale “errore” di Lula

di Fabrizio Burattini

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Navalny e le reazioni del “popolo di sinistra” in Italia

di Fabrizio Burattini

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Ancora un suicidio in un CPR

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Gaza, sul blocco dei finanziamenti all’agenzia per i rifugiati

di Fabrizio Burattini

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Il Gran Bretagna la polizia ammette il suo “razzismo istituzionale”. E da noi?

di Fabrizio Burattini

Siamo in molti in Italia e nel mondo a ritenere che le forze di polizia di gran parte dei paesi “sviluppati” e “democratici” siano infettate da un razzismo sistematico.

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