di Piero Santonastaso, giornalista, curatore della pagina Facebook “Morti di Lavoro”
A Casteldaccia lunedì 6 maggio cinque lavoratori sono morti soffocati dalle esalazioni di idrogeno solforato in una vasca di sollevamento delle acque reflue dell’Amap (Azienda municipalizzata acquedotto di Palermo). Un sesto è ricoverato in condizioni gravissime, altri tre se la sono cavata con danni minori.
Nessuno dei nove è dipendente diretto Amap: sette fanno capo alla Quadrifoglio group srl di Partinico, appaltatrice della manutenzione impianti nell’area orientale, due sono interinali Amap. Secondo i sindacati, diversi di loro sono sottoinquadrati rispetto alle mansioni svolte. Secondo il comandante dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio, tutti i lavoratori scesi nel pozzo erano sprovvisti di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Il presidente Amap, Alessandro Di Martino, se ne lava le mani: “Non è comprensibile come non si siano protetti. Noi abbiamo protocolli di sicurezza che impongono l’osservanza di regole strette alle ditte che si aggiudicano gli appalti e per gli interinali teniamo una formazione rigida”. Esemplare: chissà perché nessun responsabile Amap era presente sul cantiere, aperto dal 29 aprile, e chissà perché ai sindacati risulta che nessuno dei lavoratori coinvolti abbia svolto attività di formazione – rigida o meno – nell’ultimo anno.
Le cinque vittime sono Epifanio Assazia, 70 anni, contitolare della Quadrifoglio, di Partinico ma residente ad Alcamo (Trapani); Ignazio Giordano, 57 anni, di Partinico, operaio Quadrifoglio; Giuseppe La Barbera, 28 anni, di Palermo, moglie e due figli, interinale Amap; Giuseppe Miraglia, 47 anni, di San Cipirello (Palermo), operaio Quadrifoglio; Roberto Raneri, 51 anni, di Alcamo, operaio Quadrifoglio. Il lavoratore in gravissime condizioni al Policlinico di Palermo è Domenico Viola, 62 anni.
Come se la strage di Casteldaccia non bastasse, contiamo altre tre vittime del lavoro, che portano il totale di lunedì 6 maggio a otto vittime.
Marina Bussone, 63 anni, è morta a Valloriate (Cuneo), travolta dal rimorchio agganciato al trattore guidato dal marito. I due coniugi avevano raccolto legna in un terreno di proprietà e sulla strada del ritorno il trattore è sbandato in curva, provocando il ribaltamento del rimorchio e la morte della donna.
Giampietro Toffanello, 61 anni, è morto a Nanto (Vicenza), vittima del ribaltamento in un canale del trattore con il quale stava sfalciando l’erba in un terreno di proprietà. Lascia la moglie e due figli.
La terza vittima è un volontario di Palazzolo sull’Oglio (Brescia), Andrea Pirotta, 62 anni, stroncato da un malore durante le operazioni di tinteggiatura degli spogliatoi dell’impianto parrocchiale.
Macabra contabilità delle vittime del capitalismo
- Maggio 2024: 17 morti (sul lavoro 17; in itinere 0; media giorno 2,8)
- Anno 2024: 382 morti (sul lavoro 301; in itinere 81; media giorno 3)
- 53 Lombardia (35 sul lavoro – 18 in itinere)
- 42 Campania (31-11)
- 37 Emilia Romagna (29-8)
- 33 Veneto (24-9)
- 29 Sicilia (21-8)
- 26 Toscana (24-2)
- 24 Puglia (20-4)
- 22 Lazio (16-6)
- 20 Piemonte (16-4)
- 16 Abruzzo (13-3)
- 12 Calabria (10-2)
- 10 Liguria (8-2), Marche (8-2)
- 9 Estero (8-1)
- 8 Trentino (6-2), Sardegna (7-1)
- 7 Alto Adige (7-0)
- 5 Friuli V.G. (5-0), Umbria (5-0)
- 4 Valle d’Aosta (4-0)
- 3 Basilicata (3-0)
- 1 Molise (1-0).
- Aprile 2024: 105 morti (sul lavoro 85; in itinere 20; media giorno 3,5)
- Marzo 2024: 84 morti (sul lavoro 68; in itinere 16; media giorno 2,7)
- Febbraio 2024: 95 morti (sul lavoro 75; in itinere 20; media giorno 3,2)
- Gennaio 2024: 81 morti (sul lavoro 55; in itinere 26; media 2,6)