La guerra, la rivoluzione, e una sinistra attuale inadeguata, sono i temi che Boris Kagarlitsky affronta nella sua più recente lettera dal carcere.
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I guai di Zelensky e l’impopolarità del reclutamento dei più giovani
Mentre l’esercito di Putin ha rivisto aspetti importanti della sua tattica, per il presidente ucraino aumentano i guai interni.
Continua a leggere I guai di Zelensky e l’impopolarità del reclutamento dei più giovaniIn tutto il mondo per Boris Kagarlitsky e per gli altri prigionieri politici russi
Andrea Levy, redattore coordinatore di Canadian Dimension, la voce della sinistra più longeva di tutto il Canada, con questo articolo ha presentato la campagna per la liberazione di Kagarlitsky ai lettori del sito, dopo che la petizione ha raccolto il sostegno di oltre 14.000 attivisti in 91 paesi (raccolte sia su change.org sia sul sito dedicato freeboris.info. Naturalmente anche il Refrattario rinnova l’invito a chi non l’avesse ancora fatto a sottoscrivere l’appello.
Continua a leggere In tutto il mondo per Boris Kagarlitsky e per gli altri prigionieri politici russiA Boris Kagarlitsky il Premio Singer come “prigioniero di coscienza”
Russia, “Sono orgoglioso di aver denunciato i crimini di Putin”
La storia metterà tutto a posto
La Corte Suprema russa si pronuncerà a breve sul ricorso in cassazione contro la condanna di Vladimir Kara-Murza, condannato in primo grado a 25 anni in una colonia di rigore per cinque dichiarazioni pubbliche contro la guerra in Ucraina e il regime di Vladimir Putin. Kara-Murza, detenuto nella colonia penale n. 7 di Omsk, non potrà partecipare all’udienza neanche in collegamento video. Ha invece inviato alla corte la dichiarazione scritta che pubblichiamo qui sotto, ripresa dal Washington Post.
Continua a leggere Russia, “Sono orgoglioso di aver denunciato i crimini di Putin”Russia, Boris Kagarlitsky, solidarietà con i prigionieri politici di sinistra
Da una prigione russa, il sociologo Boris Kagarlitsky ha scritto questa lettera aperta a sostegno di un’ampia campagna di solidarietà con i prigionieri politici di sinistra in Russia.
Lo stesso Boris Kagarlitsky è stato condannato a cinque anni di prigione il 13 febbraio 2024 con l’accusa inventata di “giustificare il terrorismo”. In realtà, il suo unico crimine è stato quello di parlare contro la guerra della Russia in Ucraina.
Una petizione internazionale che chiede il suo rilascio e quello di tutti gli altri prigionieri politici che si oppongono alla guerra può essere firmata qui.
Gaza, l’Ucraina e la sinistra internazionale traballante
di Yorgos Mitralias
Gli enormi problemi etici causati alla sinistra internazionale dalla guerra russa in Ucraina e da quella israeliana a Gaza rischiano di fare perdere a questa sinistra la sua bussola internazionalista e umanista, in altre parole la sua stessa ragion d’essere… Con la conseguenza inevitabile e da incubo di aprire un’ viale’autostrada all’estrema destra internazionale più o meno fascista.
Continua a leggere Gaza, l’Ucraina e la sinistra internazionale traballanteRussia, una lettera dal carcere di Boris Kagarlitsky
Boris Kagarlitsky, noto sociologo russo, è stato incarcerato e condannato a cinque anni il 13 febbraio 2024, con l’accusa di “giustificare il terrorismo”. In realtà, il suo unico crimine è stato quello di parlare contro la guerra della Russia in Ucraina.
La Campagna di solidarietà internazionale Boris Kagarlitsky ha lanciato una petizione internazionale per chiedere la sua liberazione e quella di tutti gli altri prigionieri politici. I redattori del “Refrattario” hanno aderito a questa campagna.
Pubblichiamo perciò la prima lettera che Boris Kagarlitsky ha inviato dal centro di detenzione 12 di Zelenograd, dove è attualmente detenuto. Indirizzata alla figlia Ksenia, è stata pubblicata da Rabkor.
Ancora sulla “lista Santoro”
di Fabrizio Burattini
Un attento lettore del mio articolo di ieri “Elezioni europee di giugno, cercasi sinistra”, oltre a comunicarmi il suo apprezzamento, mi segnala la necessità di mettere maggiormente in luce il significato della candidatura di Nicolai Lilin nella lista “Pace Terra Dignità”, indicandomi una serie di “perle” contenute in un paio di “opere” che costui ha scritto sulla Russia e sull’Ucraina. Conoscendo bene l’affidabilità del lettore le riporto qui senza neanche andare a consultare i due libri: “Putin. L’ultimo zar” e “Ucraina. La vera storia”, risparmiandomi così una lettura certamente irritante e forse perfino rivoltante.
Il primo libro è tutto finalizzato all’esaltazione agiografica dell’autocrate del Cremlino, che viene definito “spietato e ambizioso”, “un ragazzo di strada incazzato come una bestia e spietato come una tigre” per la sua determinazione nel perseguimento dei propri obiettivi, in particolare nella “repressione dei terroristi ceceni” (ricordiamo che nella guerra cecena vennero uccisi più di 100.000 civili su una popolazione di un milione di persone). Lilin ne sottolinea con manifesta ammirazione le “origini popolari”, l’amore per le arti marziali, la capacità di imporsi in un paese in preda alle convulsioni del passaggio dall’URSS alla Federazione russa.
Ancora più significativi alcuni passaggi di “Ucraina. La vera storia”, furbescamente e frettolosamente scritto e pubblicato pochi mesi dopo l’inizio della guerra russa su larga scala, per approfittare commercialmente della scoperta e dell’improvviso interesse dell’opinione a riguardo dell’Ucraina.
Linin, non so se rendendosene conto, rispolvera lo stile arrogante che fu del cancelliere austriaco Klemens von Metternich, quando definiva l’Italia una semplice “espressione geografica”, ma, certamente con deliberata volontà di citazione dei noti discorsi di Putin, ma aggiungendo un pizzico di esplicito antisemitismo, afferma che “la nascita dell’Ucraina come entità geopolitica” fu “il frutto della sciagurata scelta di Lenin… totalmente attribuibile ai bolscevichi ebrei… per i loro interessi, per la loro visione anti-imperiale russa”.
Un impero che evidentemente, secondo Lilin (e secondo Putin), andrebbe ripristinato.
Ma il libro contiene altre affermazioni, come quella secondo cui l’holodomor, e cioè il genocidio per fame che causò milioni di morti ucraini nel biennio 1932-33, viene descritto come un capitolo non intenzionale della carestia che colpì l’intero territorio sovietico, accarezzando il negazionismo filostalinista di parte non trascurabile di una sinistra che vuole prendere le distanze dall’odiata Ucraina. E’ un negazionismo che ha contagiato anche ambienti tradizionalmente orientati al marxismo libertario e comunque antistalinista.
Ma Lilin nel suo libro non si ferma qui. Afferma, con la sicumera tipica di chi le spara così grosse che non ha paura di smentite, che “l’Ucraina è il regno del nazismo militante” e che “l’aggressività nazionalista ucraina” avrebbe come “obiettivo politico” quello di “occupare militarmente la Russia e annientare fisicamente quei russi che loro considerano ‘meticci’, ovvero mischiati con gli asiatici”. Critica, anche fondatamente, alcuni aspetti autoritari del regime di Kiev, ma, evidentemente non padroneggiando bene quel che significa “democrazia”, arriva a definire un “mito” quello della democrazia in Ucraina, contrapponendole il regime di Putin che sarebbe “mille volte più democratico”.
Lilin ha dedicato il libro “Ucraina. La vera storia” a Oles’ Buzyna, giornalista ucraino sostenitore di un ritorno all’impero “grande russo” (comprensivo dunque anche della Bielorussia e dell’Ucraina) assassinato nel 2015 da agenti di un gruppo fascista.
Nonostante l’evidente impostazione reazionaria (non casualmente Lilin ha più volte partecipato a iniziative di organizzazioni neofasciste), il libro ha riscosso simpatie anche “a sinistra”, in una sinistra campista fortemente interessata a propagandare tutto quello che si ritiene possa dare maggiore sostanza al suo putinismo.
Tutto ciò, come ha commentato il nostro lettore, lo riportiamo non per odio nei confronti di Lilin, ma per per sottolineare ancor più quel che sostenevo nell’articolo di ieri: e cioè la totale mancanza di credibilità “pacifista” e ancor più di affidabilità classista alla lista “Pace Terra Dignità”, e per chiederci e chiedere come possa il gruppo dirigente del PRC, che resta la principale forza organizzata della sinistra radicale italiana, ritenere che quella lista costituisca un punto di riferimento per chi si considera anticapitalista, internazionalista e classista.
Il nostro lettore infine ci segnala un articolo (che anch’io ritengo largamente condivisibile) apparso qualche giorno fa sul sito del Partito comunista dei lavoratori, anch’esso finalizzato a stigmatizzare la lista di Michele Santoro.
Elezioni europee di giugno, cercasi sinistra
La sinistra “radicale” italiana, nel panorama della sinistra europea, è certamente stata quella più permeabile alle seduzioni del campismo. Le dimostrazioni di questa subalternità alle argomentazioni di Putin e del suo apparato propagandistico sono numerose e il “Refrattario” è intervenuto più volte su questo. Questa contagiosa impostazione segna anche la presenza della sinistra per le prossime elezioni europee.
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