Gaza, l’Ucraina e la sinistra internazionale traballante

di Yorgos Mitralias

Ad esempio, la maggioranza della sinistra internazionale, pur opponendosi all’invasione russa dell’Ucraina, sostiene l’astensione da qualsiasi aiuto che consenta agli ucraini di difendersi e respingere gli invasori.

Emblematico di questa posizione è l’editoriale del 7 marzo 2024 di un quotidiano greco, che esordisce sottolineando che “è noto che il governo Mitsotakis ha coinvolto al massimo il nostro paese nella guerra russo-ucraina inviando armi all’Ucraina. Non si è accontentato di condannare legittimamente l’invasione russa”.

Ciò che sconvolge non è solo l’estrema ipocrisia dell’editoriale, che considera “legittima” la condanna dell’invasione russa e allo stesso tempo denuncia l’invio di armi di cui l’Ucraina ha bisogno per contrastare quella stessa invasione russa, come se gli ucraini potessero combattere l’invasione russa senza armi, con le fionde o… a mani nude.

Ancora più sconvolgente è la frase “Non accontentarsi della legittima condanna dell’invasione russa”, che di fatto ci raccomanda di adottare un “modo di vivere” moralista in cui l’emozione e la rabbia per l’ingiustizia subita dagli altri dovrebbero evitare a tutti i costi qualsiasi atto tangibile di solidarietà, e “accontentarsi” di anodine condanne verbali, come quelle a cui sono abituati i nostri governanti e i loro regimi. In altre parole, ci viene consigliato di adottare uno “stile di vita” che si riduce all’adagio reazionario – e di pura ispirazione capitalista – “pensa solo a te stesso e fregatene degli altri”.

La cosa triste non è solo che tutto questo ci viene raccontato dall’unico quotidiano di sinistra del paese. Ciò che è rivoltante è che questo “stile di vita” moralista ci viene venduto come una sorta di valore supremo della sinistra, una sorta di bussola di sinistra che può guidarci nei nostri tempi confusi!

In altre parole, l’amoralismo piccolo-borghese più cinico e reazionario, che eleva al rango di virtù l’indifferenza più egoistica per il destino e la sofferenza degli altri, dei poveri, degli oppressi e dei non protetti, viene qui trasformato in una… bussola morale che dovrebbe guidare i passi, il comportamento e la vita delle persone di sinistra. Conclusione: che caduta, ma anche che fallimento della sinistra e delle persone di sinistra che stanno andando alla deriva e naufragando in acque straniere e inospitali…

Tuttavia, un simile deficit etico e un simile problema sono evidenti anche nell’atteggiamento di molti a sinistra nei confronti della guerra genocida di Israele contro il popolo palestinese. E la cosa spiacevole è che questo problema ha assunto dimensioni enormi in Israele e nella diaspora.

In altre parole, proprio dove la sinistra potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo decisivo nella lotta per un immediato cessate il fuoco e il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e dai territori occupati, nonché nel sostegno ai palestinesi e al loro diritto alla vita e alla libertà.

Si tratta di uno sviluppo tragico e allo stesso tempo catastrofico, simile a quello che segnò per sempre la sinistra internazionale nella settimana successiva allo scoppio della Prima guerra mondiale, nell’agosto del 1914: lo stesso arretramento, letteralmente da un giorno all’altro, della stragrande maggioranza delle persone di sinistra in difesa del proprio stato nazionale, la stessa dimostrazione di patriottismo esacerbato, la stessa mobilitazione a favore dei difensori armati della patria e lo stesso tradimento dei giuramenti di eterna fedeltà ai principi internazionalisti e umanisti che alcuni erano abituati a fare da decenni.

E, come nel caso della guerra russa contro l’Ucraina, la stessa scandalosa “egoistica indifferenza per il destino e le sofferenze degli altri, dei poveri, degli oppressi e dei non protetti”, cioè dei palestinesi!

Non è un caso che in un articolo emblematico di questo atteggiamento, dall’eloquente titolo “Israele è a un bivio critico”, pubblicato il 2 aprile da un quotidiano economico greco, si parli del presente e del futuro di Israele senza il minimo riferimento e senza che una sola parola sia dedicata alla distruzione di Gaza e alle sue decine di migliaia di civili morti.

Come se tutto questo non solo non riguardasse Israele, che lo ha provocato e continua a farlo, ma non avesse un impatto cruciale sul suo stesso presente e futuro.

Inoltre, lo stesso articolo sembra soffrire di un’improvvisa perdita di memoria, poiché ripete che tutte le sofferenze sono iniziate esclusivamente… il 7 ottobre con l’attacco terroristico di Hamas, come se i 76 anni di occupazione della terra palestinese e l’oppressione quotidiana e disumana dei palestinesi da parte dello stato israeliano, che nega loro i più elementari diritti e libertà democratiche, non fossero mai avvenuti.

Ma c’è anche qualcosa di sufficientemente grave per passare inosservato, che differenzia gli attuali tradimenti da quelli – ahimè numerosissimi – compiuti in passato dalla sinistra e dalle persone di sinistra nei confronti dei giuramenti internazionalisti e umanisti.

A differenza del passato, oggi nessuno può dire di non sapere o di non vedere la quotidiana dimostrazione di barbarie del proprio stato, per giustificare il proprio atteggiamento. D’ora in poi, tutte le atrocità “patriottiche” sistematiche e pianificate sono trasmesse “in diretta”, e nessuno può nascondersi dietro la presunta ignoranza delle incredibili sofferenze inflitte agli ucraini, e ancor più ai civili palestinesi, dai loro carnefici russi e israeliani…

Così come, d’altronde, nessuna delle sinistre israeliane e diasporiche può giustificare il proprio atteggiamento nascondendosi dietro i crimini di Hamas e invocando l’assenza di un’alternativa, quando anche i media israeliani non possono più tacere e menzionare il caso di almeno un israeliano che, come un altro Karl Liebknecht nella lontana Berlino dell’agosto 1914, sta manifestando pubblicamente, anche da solo, contro la così triste e spaventosa “unità nazionale” guerrafondaia dei suoi compatrioti.

Si tratta del coraggiosissimo giovane internazionalista israeliano Ben Arad, che sta di fatto salvando l’onore dell’intera sinistra israeliana e internazionale, dichiarando pubblicamente di scegliere di andare in prigione qui e ora piuttosto che prestare il servizio militare obbligatorio in un esercito israeliano che si distingue per le sue operazioni genocide e gli innumerevoli crimini di guerra. (Vedi qui sotto il video della CNN “Israeli teen open up about choosing jail over military service” – in inglese)

E naturalmente non è un caso che Ben Arad accetti di buon grado l’etichetta di “traditore” che i suoi compatrioti non hanno mancato di scagliargli contro, né che sul suo balcone non sventoli la bandiera nazionale con la stella di Davide, ma la bandiera rossa che un tempo sventolavano tanti grandi rivoluzionari internazionalisti ebrei…

Ma in realtà è la sinistra internazionale nel suo complesso che è scossa da una grande crisi etica, perché è divisa in due campi caratterizzati da un amoralismo simmetrico: quello dei sostenitori della resistenza ucraina che non sostengono la resistenza palestinese. E quelli che sostengono i palestinesi ma si rifiutano di sostenere gli ucraini.

Le conseguenze di questa situazione sono ovvie e prevedibili: una totale mancanza di credibilità e l’inevitabile fallimento della sinistra, che non smette di applicare due pesi e due misure, anche se le guerre di sterminio lanciate dalla Russia di Putin e da Israele di Netanyahu contro i popoli ucraino e palestinese hanno molte più somiglianze che differenze.

Dopo tutto, il ministro degli Esteri russo e braccio destro di Putin, Sergei Lavrov, non ci smentisce quando insiste categoricamente che “Israele persegue obiettivi simili a quelli della Russia”, dal momento che sta facendo a Gaza ciò che la Russia sta facendo in Ucraina.

Lascia un commento