Micromega non deve morire


Sono molti anni che leggo Micromega. Forse decenni. 

Sono stato un lettore affezionato del sito. Della versione cartacea – lo confesso – sono stato un acquirente irregolare, anche se ricordo alcuni numeri veramente memorabili. Uno fra tutti quello “speciale” di 5 anni fa per il cinquantenario del 1968, o quello prima per il quarantennale. 

E, nella totale unanimità della politica istituzionale, ricordo gli articoli contro lo sfregio dell’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione.

Poi, quasi due anni fa, ho trovato un nuovo motivo di sintonia. La posizione nettamente favorevole alla resistenza del popolo ucraino contro la criminale invasione russa scattata il 24 febbraio del 2022. Una solidarietà che andava controcorrente forse ancor più che altre battagle del passato. Perché ora, nel campo progressista e di sinistra, dobbiamo assistere, da 18 mesi a questa parte, ad un ipocrita pacifismo che non riesce a nascondere la condivisione, in tutto o in gran parte, delle “ragioni” dell’aggressore.

E la mia sintonia si è tradotta perfino in una seppur sporadica collaborazione.

Così, oggi, quando mi è capitato di leggere l’editoriale appello di Paolo Flores d’Arcais che preannuncia una probabile chiusura di quella quasi quarantennale esperienza editoriale, ho avuto un sussulto: ecco, è un’altra parte della storia della nostra sinistra che se ne va. Occorre impedirlo.

Ovviamente ho preso i miei impegni (limitati per ovvi motivi di budget peronale ma per me significativi) e invito tutte le lettrici e i lettori di questo blog a fare altrettanto (o se possono anche di più), sottoscrivendo l’impegno ad abbonarsi e comunque a sostenere il collettivo editoriale compilando il form apposito.

Mircomega non deve morire.

Qui potete leggere l’editoriale appello di Paolo Flores d’Arcais, storico direttore ed editore di Micromega.

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