di Thies Gleiss, redattore di Die Internationale, organo dell’Internationalen Sozialistischen Organisation, da A l’encontre
La destra radicale di Alternativa per la Germania (AfD-Alternative für Deutschland) è attualmente ai massimi storici nei sondaggi elettorali sia nei Länder orientali che in quelli occidentali. La tabella seguente riassume gli ultimi dati. Le opinioni raccolte naturalmente non sono ancora voti. Tuttavia, le recenti elezioni regionali a Berlino del febbraio 2023 e a Brema in particolare di maggio 2023, dove l’AfD non ha potuto presentarsi ma i Bürger in Wut (BiW – Cittadini arrabbiati), che la pensano allo stesso modo, dimostrano che l’AfD è attualmente in grado di trasformare il suo potenziale elettorale in risultati elettorali [9,09% a Berlino, +1,1% e 9,39% a Brema, +7%].
Il calo dell’astensione degli elettori verificatosi durante la pandemia di Covid, che ha colpito in modo sproporzionato l’AfD e ha permesso ai partiti borghesi CDU (Christlich Demokratische Union Deutschlands), SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands), FDP (Freie Demokratische Partei) e Die Grünen di sperimentare un breve picco di consensi elettorali, si è nuovamente invertito. L’affluenza alle urne è al 60% o addirittura al di sotto [62,90% a Berlino, -12,8%; Brema 56,68%, -7,2%] e l’AfD è tra le forze che soffrono di meno, riuscendo a mobilitare il proprio potenziale.
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[Meclemburgo-Pomerania Anteriore (Mecklenburg-Vorpommern); Renania Settentrionale-Vestfalia (NRW); n.d.: non disponibile.
Anche l’andamento dei iscritti dell’AfD presenta alti e bassi: quando è stato fondato nel 2013, contava poco più di 17.000 membri. Questo numero è salito a 35.000 nel 2019. Durante la pandemia di Covid, il numero totale di iscritti è sceso sotto i 30.000 e attualmente si attesta a oltre 33.000.
Finora l’AfD ha avuto meno successo nella creazione di organizzazioni di partito “sorelle” tra i giovani, le donne e, soprattutto, le proprie strutture aziendali che si candidano alle elezioni dei consigli di fabbrica (Betriebsrat), ma ci sono ambizioni corrispondenti.
L’AfD vive in gran parte con i soldi dello stato. Oltre ai 12 milioni di euro di rimborsi per le spese della campagna elettorale, il Rheinische Post ha calcolato che l’AfD incassa poco più di 400 milioni di euro nell’arco di una legislatura sotto forma di indennità e stipendi per i deputati, per i gruppi parlamentari e i loro dipendenti nei Länder e a livello federale. A ciò si aggiunge il denaro della fondazione politica Desiderius Erasmus (Desiderius-Erasmus-Stiftung), vicina all’AfD.
Ma l’AfD è anche in testa a tutti i partiti per quanto riguarda le donazioni private. Al congresso dell’AfD per le elezioni europee, tenutosi a Magdeburgo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, sono stati inclusi nel bilancio del partito 10 milioni di euro di donazioni. Nel 2023, il partito ha ricevuto poco più di 250.000 euro sotto forma di “regali”. A tal fine, ha ricevuto in eredità beni in oro per un valore di diversi milioni di euro.
Molto allineato con l’estrema destra
Dieci anni di evoluzione hanno trasformato l’AfD in un partito di estrema destra, nazionalista e razzista. Tutte le forze che volevano farne un partito conservatore di destra, aperto ed economicamente liberale hanno lasciato il partito o sono state estromesse. I principali litigi all’interno dell’AfD non riguardano più i contenuti e il programma, ma solo le posizioni e le persone, e al massimo le tattiche politiche quotidiane.
La corrente apertamente fascista Der Flügel (L’ala), ufficialmente sciolta, esiste intatta attorno al presidente dell’AfD Turingia Björn Höcke e domina a livello federale. È anche attraverso di lui che i resti delle forze neonaziste attive in Germania (attivisti nazisti – in uniforme, con gli stivali – e gruppi di nostalgici hitleriani) ai margini della destra dell’AfD vengono reclutati, incorporati e inseriti nella politica dell’AfD.
Gli elementi ideologici che definiscono l’AfD sono: la propaganda (a parole e nei fatti, spesso sotto forma di crimini razzisti) contro i non tedeschi, in particolare i rifugiati; la lotta contro la liberalizzazione della società dalla fine degli anni ’60 (definita “sinistra-verde-sifilismo 68”); il nazionalismo e la politica della “Germania prima di tutto” (“Deutschland zuerst”); il rifiuto dell’Unione Europea e la richiesta di un’ “Europa delle nazioni”, compresa la costruzione della “Fortezza Europa”; il sostegno alla Bundeswehr, al servizio militare obbligatorio e al riarmo, ma contro la spesa per le guerre di altri paesi; la critica e la partecipazione ad azioni di boicottaggio contro le misure politiche del governo centrale nei settori della salute (misure nel contesto della pandemia di coronavirus), della protezione del clima e dell’istruzione pubblica. A ciò si aggiunge la provocatoria negazione del riscaldamento globale causato dal capitalismo.
Al suo recente congresso per le elezioni europee, l’AfD ha votato a maggioranza contro l’uscita dall’UE, contro l’uscita dall’euro e il ritorno al Deutsche Mark e infine a favore dell’adesione al gruppo politico dei partiti di destra radicale al Parlamento europeo (Partito Identità e Democrazia, per intenderci, quello a cui aderiscono la Lega italiana, il Rassemblement francese di Marine Le Pen, l’FPO austriaco e il Vlaams Belang fiammingo, ndt). Ma l’AfD continua a rifiutare l’UE come questione di principio.
Nell’attuale dibattito sul sostegno all’Ucraina, la maggioranza dell’AfD si oppone alle forniture di armi e alle sanzioni, mentre cerca contatti con i gruppi di estrema destra russi.
Alle ultime elezioni federali, l’AfD ha riassunto questi elementi ideologici in modo piuttosto popolare con lo slogan della campagna “Deutschland – aber normal” (Germania – ma normale).
Una politica che gioca sulla paura
Come altri partiti di destra, precedenti all’AfD o attualmente vicini ad esso, la principale leva dell’AfD consiste in una politica che utilizza paure non specifiche. Non si rivolge alle persone che sono già state direttamente colpite dalla Realpolitik capitalista – che costituiscono la maggior parte degli astenuti – ma alle classi medie e basse che temono il declino e il deterioramento della loro situazione economica, ma che non hanno ancora sperimentato questa caduta.
A loro vengono presentate due storie. In primo luogo, si dice che l’immigrazione incontrollata sia la causa di questo rischio di deterioramento.
In alternativa alle teorie di sinistra sulla contraddizione tra “chi sta in alto e chi sta in basso”, viene dipinta un’opposizione esacerbata tra “chi sta dentro e chi sta fuori”. La misura politica più importante sarebbe quella di impedire ogni nuova immigrazione e di rimandare indietro gli immigrati indesiderati che non possono essere sfruttati economicamente, e di collegare tutte le misure di politica sociale ed economica a un diritto razzista al sangue, contrapposto allo ius soli.
La seconda narrazione si riferisce all’attuazione di questa politica da parte di uno stato autoritario che deve eseguire la “sana volontà del popolo”.
Queste idee politiche si ritrovano anche nell’FDP, nella CDU/CSU-Unione Cristiano-Sociale in Baviera e in parte della SPD di destra.
L’AfD svolge il ruolo classico dei gruppi fascisti, denunciando l’indecisione e l’incoerenza degli altri partiti (i “vecchi partiti”) ed esprimendo e chiedendo ciò che “tutte le persone ragionevoli” in realtà vorrebbero. I principali avversari ideologici dell’AfD, oltre a Die Linke, che si colloca esplicitamente nel campo opposto, sono quindi i Verdi, la cui pretesa di modernizzare la società capitalista in senso liberale ed ecologico e di renderla capace di rispondere alle sfide attuali è ciò che li ostacolerebbe maggiormente.
Dopo otto anni di successi elettorali quasi ininterrotti, l’ascesa dell’AfD si è arrestata in concomitanza con la pandemia di Covid. Il motivo principale è che in quel momento la situazione non era caratterizzata da una paura indefinita, ma dalla paura concreta della popolazione per i rischi sanitari.
In una situazione del genere, le elezioni vengono vinte dai partiti, ma anche dai governi e dai loro leader: in altre parole da chi gestisce il potere. Erano richiesti uomini e donne d’azione.
Questo ha aumentato l’affluenza alle urne e ha frenato la mobilitazione dell’AfD. Con il nuovo “tema caldo” della guerra russa, del riarmo e del dominio della NATO, queste relazioni tra i tipi di paura percepiti e l’azione dell’esecutivo sono cambiate di nuovo a favore dell’AfD.
Voto di protesta?
Non ha senso speculare oggi se la forte popolarità dell’AfD sia espressione di un voto di protesta o di una “coscienza di massa” radicata nell’estrema destra. Il fatto è che le classi medie della società sono sempre più erose economicamente e politicamente e che questi strati esprimono quotidianamente sia una coscienza tradizionalmente di destra presente da lunga data in Germania sia un comportamento di protesta. Purtroppo, il successo dell’AfD è proprio quello di riuscire a dare eco a questi due atteggiamenti.
L’idea che generalmente si riferisce alla “teoria del voto di protesta”, che implica che i voti a favore dell’AfD sarebbero solo temporanei e potrebbero essere “recuperati” da un’altra politica sociale, è quindi un’illusione. Un’efficace politica sociale alternativa può essere solo parte di un’alternativa complessiva di sinistra.
Per i partiti borghesi, ciò significa che saranno sottoposti a una pressione crescente per collaborare con l’AfD su responsabilità esecutive [a livello regionale e comunale, si veda l’articolo pubblicato su questo sito il 27 giugno 2023] e progetti di coalizione. Questo accade già da tempo a livello comunale.
Sarà una caratteristica delle prossime campagne elettorali in Germania. L’AfD adotterà sempre più posizioni concrete, in particolare sulla politica dei rifugiati e dell’immigrazione, nonché offensive ideologiche abbinate a promesse di collaborazione più o meno esplicite.
Una politica di speranza
Per Die Linke e per le forze di sinistra in generale, l’ascesa della destra rappresenta una grande sfida esistenziale. Die Linke è il principale nemico dell’AfD. Il partito è ora oggetto di numerosi attacchi e minacce. Le forze di sinistra devono capire che solo una proposta, un’offerta globale, di una politica di sinistra di speranza e di fiducia nelle proprie forze può far retrocedere la politica della paura.
Per fare questo, le forze di sinistra devono riprendere autonomamente i temi che l’AfD ha fatto propri e integrarli in una politica complessiva di sinistra: difesa dei posti di lavoro e dei redditi, aumento della spesa in tutti i settori dei servizi di interesse generale (servizi pubblici), redistribuzione dall’alto verso il basso. Il programma delle forze di sinistra non deve limitare i diritti democratici, ma mirare a estenderli.
Ci può essere un’apparente convergenza nelle critiche – all’Unione Europea, all’attuale politica di riarmo e ad altre questioni – ma non ci deve essere alcun terreno comune nell’azione o nelle iniziative politiche.
Non dobbiamo mai dimenticare i punti di divergenza molto più importanti: internazionalismo contro nazionalismo razzista, solidarietà contro esclusione, frontiere aperte contro fortezza Europa, protezione dell’ambiente contro negazione della catastrofe climatica e molto altro ancora.
La nostra mobilitazione si basa su lotte di auto-emancipazione e auto-organizzazione piuttosto che su lotte di competizione all’interno delle classi subalterne. Difendiamo l’estensione dei diritti democratici e dell’autodeterminazione contro la speranza riposta in uno stato forte.
Solo le forze di sinistra possono essere efficaci contro la destra – questo deve diventare lo slogan centrale di un’ampia gamma di azioni contro l’AfD e i suoi circoli di influenza. Si tratta di una formulazione moderna di una politica di fronte unito contro la destra, che potrebbe aumentare nuovamente il successo elettorale dei partiti di sinistra.