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Ucraina, la staffetta e la pace


di Fabrizio Burattini


Si è svolta qualche giorno fa la “staffetta per la pace”, la cui idea era stata lanciata nelle scorse settimane da Michele Santoro durante una delle sue chiassose comparsate ai talk show televisivi.


Fausto Bertinotti, Moni Ovadia,
Fiorella Mannoia e
Massimiliano Smeriglio
alla staffetta a Roma

Non voglio qui addentrarmi nella tradizionale polemica se l’iniziativa abbia avuto un successo (20.000 partecipanti, secondo gli organizzatori) o sia stato un fiasco. Ma piuttosto cercare di concentrarmi sulla sua ispirazione politica.


Gli staffettisti chiedono la pace (e su questo siamo, credo, tutti d’accordo). Certamente è d’accordo la maggioranza schiacciante delle ucraine e degli ucraini (civili e militari), che stanno pagando sulla propria pelle e con le proprie vite i prezzi maggiori della guerra. Sarà d’accordo certamente anche la grande maggioranza dei soldati russi, mandati a combattere e a morire per una guerra che non è la loro.


E sarà d’accordo anche la maggioranza delle popolazioni delle nazionalità periferiche dell’impero russo presso le quali sono stati reclutati gran parte dei soldati dell’esercito di Putin, sfruttandone la povertà e la fame di lavoro.


Santoro e i suoi sostengono che per poter essere attori di pace occorre una visione non di parte. Ma poi fanno propria buona parte dell’analisi della leadership russa: la Russia sarebbe stata “minacciata dalla NATO”, l’Ucraina sarebbe “colpevole di genocidio nel Donbass”, Kiev sarebbe “infestata dai nazisti” e starebbe conducendo una “guerra contro la Russia per procura degli Stati uniti”, ecc., e mettono al centro della loro mobilitazione proprio due delle rivendicazioni di Putin: “basta con l’invio di armi all’Ucraina” e “basta con le sanzioni alla Russia”. Bella equidistanza…


Dunque denunciano fondatamente l’ipocrisia e il “doppiopesismo” dell’Occidente (“perché non sostenete anche la lotta per l’autodeterminazione dei palestinesi…”) ma lo ripagano con un’analoga ipocrisia e un altrettanto smaccato doppiopesismo, evitando ogni denuncia sulle stragi russe di civili ucraini, sugli stupri, sulle deportazioni di bambini. Loro non vogliono mica essere subalterni alla propaganda di guerra ucraina e occidentale…


E ignorano ogni spirito di solidarietà con la resistenza ucraina, anzi la indicano come strumento docile nelle mani dell’espansionismo occidentale.


Per gli staffettisti, dunque, Putin da carnefice diventa vittima e la Russia da paese aggressore diventa paese aggredito.


In una recente intervista rilasciata alla TV online “Servizio pubblico” di Santoro, il pacifista Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, arriva a ridimensionare l’aggressività di Putin, sottolineando il fatto che il suo esercito “non è neanche riuscito ad arrivare a Kiev”, ma trascurando che questo non è accaduto non perché i russi non volessero arrivarci, ma perché gli ucraini glielo hanno impedito resistendo accanitamente all’invasione.


Quanto alle sanzioni, Acerbo ci rivela che sono “illegittime” perché decretate senza l’avallo della NATO, ma omette ogni denuncia del fatto che tutta l’azione russa è fatta in totale spregio del cosiddetto “diritto internazionale”.


Dunque l’Italia e l’Occidente, secondo Santoro, secondo i “pacifisti” staffettisti, secondo Acerbo e tutta Unione popolare (PRC + Potere al popolo) dovrebbero smettere di inviare aiuti militari e materiali all’Ucraina e dovrebbero revocare le sanzioni alla Russia.


Come tutto ciò possa “aiutare la pace” è completamente misterioso. La conseguenza più ovvia (e in fin dei conti auspicata da costoro che si inalberano se li si definisce “filoputiniani” ma che fanno di tutto per confermare di esserlo) sarebbe quella di agevolare il successo, finora molto incerto, dell’invasione russa, di consolidare il potere in patria dell’oligarchia putiniana, di decretare la sconfitta dell’eroica resistenza ucraina e dell’altrettanto eroica opposizione democratica russa (quella sì, pacifista davvero), di dare ulteriore fiato al nazionalismo neozarista, di reimbiancare quello che, dopo la tragedia afghana, sembrava il sepolcro della NATO e di spingere altri paesi a far quadrato attorno agli USA e alla loro alleanza, più di quanto non l’abbia già fatto l’operazione speciale di Putin.


La recente votazione dell’Assemblea generale dell’ONU (26 aprile), su di una risoluzione che riguardava altre questioni ma che nella premessa condannava solennemente “l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina, e in precedenza contro la Georgia”, il non “rispetto per la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi stato” e auspicava la “consegna alla giustizia di tutti i responsabili di violazioni del diritto internazionale”, com’è noto, ha visto il voto favorevole della Cina e del Vietnam (oltre che dell’India) e l’astensione di Cuba.

Non ci azzardiamo a fare speculazioni su questo fatto. Ma facciamo notare che i nostri staffettisti avrebbero facilmente bollato come “guerrafondaia” quella “premessa” approvata anche dalla Cina.