Francia, che cosa ci fanno ipotizzare i sondaggi

di Fabrizio Burattini

Naturalmente, occorre tenere conto delle regole uninominali che presiedono alle elezioni legislative francesi e dunque che l’elezione dei 577 deputati che comporranno la nuova Assemblea nazionale avviene sostanzialmente come se si trattasse di 577 elezioni locali, una per ogni collegio elettorale, alcuni dei quali propendono più a sinistra e altri più a destra. 

Dunque, i sondaggi, che vengono effettuati su scala nazionale, e le percentuali previste non indicano già in qualche modo la composizione politica che potrebbe avere il nuovo parlamento. 

I sondaggi sui possibili risultati del secondo turno (7 luglio), quando, in ogni collegio in cui nessuno  dei candidati risulterà eletto avendo raggiunto e superato il 50% dei voti nel primo turno, si confronteranno i due candidati più votati eventualmente affiancati dal terzo, ma solo se ha raccolto almeno il 12,5% degli elettori chiamati alle urne, vanno presi con ancor maggiore cautela, perché lì giocherà un ruolo determinante la scelta che faranno gli elettori nel riportare il proprio voto sui candidati ammessi al ballottaggio, cosa che gli istituti hanno molta difficoltà a prevedere.

Tutti gli istituti, comunque, indicano come ipotesi più probabile quella per cui il Rassemblement national, pur confermandosi come primo partito, non abbia la maggioranza assoluta né dei voti né dei deputati eletti e che dunque l’estrema destra non riesca a formare un governo o che riesca a formare un “governo minoritario” obbligato a ricercare voti negli altri gruppi di volta in volta.

C’è poi da considerare l’effetto del “voto contro”, effetto grazie al quale Emmanuel Macron ha vinto le ultime due elezioni presidenziali (2017 e 2022), riuscendo al secondo turno ad ottenere la maggioranza assoluta proponendosi come “diga” (“barriera repubblicana”, così si definiva lui) contro la minaccia dell’estrema destra.

Le cose sono un po’ cambiate e in peggio, proprio grazie alla politica perseguita da Macron e dai suoi governi, che in questi anni hanno praticato una politica sempre più ispirata alle parole d’ordine razziste e securitarie della destra postfascista, con il prevedibile effetto di renderle accettabili, di legittimarle e dunque di aprire la strada ai lepenisti.

Infatti oggi, sempre secondo alcuni sondaggi, l’idea della “barriera repubblicana” contro l’estrema destra non è più maggioritaria tra i francesi. Il sondaggista Gaël Slimane in un sondaggio del 25 giugno per il Senato Pubblico, rileva che “la quota di francesi che, al di là di altre ragioni di voto, ritiene di votare per ‘bloccare il RN’ (41%) è meno significativa della quota di coloro che intendono ‘bloccare’ il Nuovo Fronte Popolare (47%) o la maggioranza presidenziale (44%), e gli elettori macronisti sono più propensi a pianificare di ‘bloccare’ il NFP piuttosto che ‘bloccare’ il RN (71% contro 65%)”.

Secondo l’istituto Ipsos (22 giugno) solo il 39% dei francesi vuole la vittoria del RN, mentre il 31% vuole che vinca la sinistra e il 29% che vinca l’attuale maggioranza presidenziale.

Sondaggio Cluster 17 per “Le Point” del 25 giugno

Le zone rurali e le circoscrizioni composte da piccoli comuni sembrano più propensi a votare per l’estrema destra, cosa confermata anche dai risultati delle recenti elezioni europee.

Comunque, premesse tutte queste considerazioni, i sondaggi per il primo turno ci dicono che il Rassemblement national oscillerebbe dal 31 al 36%, la sinistra unita sarebbe alcuni punti indietro, mentre la maggioranza presidenziale si colloca comunque in terza posizione e in alcuni sondaggi resta persino sotto la soglia simbolica del 20%. 

Quanto al secondo turno e alla nuova composizione dell’Assemblea nazionale, secondo il sondaggio Elabe per l’emittente BFMTV, il RN diventerebbe ovviamente il primo gruppo nell’Assemblea, l’alleanza di sinistra formerebbe la seconda forza, e quella che era la maggioranza presidenziale perderebbe il potere. I repubblicani ex gollisti uscirebbero ulteriormente indeboliti.

Ricordiamo che per avere la maggioranza assoluta nell’Assemblea occorrono 289 deputati. Il partito di Macron nelle elezioni del 2017 ottenne 308 seggi e in quelle del 2022 solo 244, perdendo la maggioranza assoluta e governando dunque solo grazie all’apporto del centro destra (centristi e repubblicani) conquistato di volta in volta sulle diverse proposte o attraverso la decretazione presidenziale. Il declino dei macronisti, alle prossime elezioni, continuerà inesorabilmente. 

Il partito di Le Pen nel 2017 aveva solo 8 deputati, nel 2022 ne aveva ottenuti 89, e dunque la sua resistibile crescita esponenziale continuerà.

Queste proiezioni del secondo round suggeriscono una situazione storica. Con una maggioranza assoluta di 289 voti, il partito della fiamma non riuscirebbe a regnare supremo sull’Assemblea nazionale, ma basterebbero pochi voti combinati per avere il controllo del potere legislativo. Sarebbe quindi bello vedere uno dei suoi membri essere nominato Primo Ministro e altri nominati all’interno del governo. Oggi, la RN ha 89 funzionari eletti. Nel 2017 ne contava 8. A quel tempo, La République en Marche (oggi Renaissance) aveva 308 seggi. Dopo essere sceso nel 2022 a 244 deputati, perdendo così la maggioranza assoluta, il partito fondato da Emmanuel Macron continuerebbe quindi il suo declino. L’Ipsos accredita la formazione di Marine Le Pen e Jordan Bardella di un numero di deputati oscillante tra i 210 e i 305 seggi.

Il NFP potrebbe conquistare tra tra 160 e 210 seggi (133 per la NUPES nel 2022). Il “campo presidenziale” potrebbe ritrovarsi con solo tra 70 e 120 seggi.

Con il 7-8% delle intenzioni di voto il centrodestra (centristi e gollisti) dovrebbe accontentarsi di 10-50 seggi, contro i 61 del parlamento appena sciolto.

Cluster 17, 25 giugno

Comunque, lo riaffermiamo, le proiezioni relative al numero dei seggi sono ancora più incerte di quelle sui voti, a causa della natura uninominale di ciascuna delle 577 elezioni legislative, soprattutto perché è impossibile prevedere il numero di elezioni “triangolari” nel secondo turno.

La prevedibile larga partecipazione al voto dunque potrebbe consentire in numerose circoscrizioni elettorali il passaggio di 3 candidati al secondo turno (si prevede che i secondi turno triangolari possano essere un numero oscillante tra 120 e 170, quando alle elezioni del 2022 furono solo 8).

Che cosa faranno i candidati e i partiti nel caso di una situazione “triangolare”? In questo caso (RN, NFP e macronisti tutti e tre in lizza) ad essere avvantaggiata sarà l’estrema destra, a causa della dispersione dei voti tra gli altri due candidati. 

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