Russia, Putin confonde il dissenso con il terrorismo

di Federico Fuentes, da Green Left

Secondo il gruppo indipendente per i diritti umani OVD-info, dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, quasi 20.000 russi sono stati arrestati per attività contro la guerra e 1.000 processati, principalmente con accuse legate al terrorismo.

Dall’inizio di quest’anno, 669 persone sono state etichettate, senza processo, come “estremisti e terroristi” dalle autorità in base alle leggi antiterrorismo. Questo porta il totale a più di 14.000 dal 2014, anno in cui la Russia ha iniziato ad armare le forze separatiste in Ucraina e ha annesso la Crimea.

Non è quindi una coincidenza, come nota Halya Coynash del Gruppo per la tutela dei diritti umani di Kharkiv, che i tatari di Crimea e i prigionieri politici ucraini rapiti dai territori occupati dalla Russia costituiscano un numero significativo di persone represse.

Bohdan Ziza, un artista ucraino di Feodosiia, la città portuale della Crimea, è stato accusato di terrorismo nel maggio 2022, dopo aver schizzato vernice blu e gialla – i colori della bandiera ucraina – sulla porta dell’edificio dell’amministrazione comunale di Yevpatoria, in Crimea. Per questo atto di “terrorismo”, lo scorso giugno è stato condannato a 15 anni di carcere.

In altri casi, osserva Coynash, le accuse nascono spesso “da presunte ‘confessioni’ ottenute da uomini o donne ucraini rapiti dalle loro case e tenuti in isolamento, senza accesso a veri avvocati”.

Ma le autorità russe non si limitano a prendere di mira i singoli individui.

Il 5 aprile, il ministero della Giustizia ha designato il Movimento socialista russo (MSR, l’organizzazione russa aderente alla Quarta Internazionale) come “agente straniero”. E’ la prima volta che un’organizzazione esplicitamente socialista è stata inclusa nel registro.

Il ministero ha dichiarato che la designazione era giustificata dal fatto che il Movimento socialista russo si era, tra l’altro, “opposto all’operazione militare speciale in Ucraina”.

Da allora il MSR è stato costretto a sciogliersi, poiché le onerose restrizioni imposte gli rendono impossibile continuare a funzionare.

Altrettanto difficile è cancellare il proprio nome dal registro. Questo perché l’inserimento nel registro significa in realtà una minaccia implicita: lasciare il paese o subire ulteriori rappresaglie. Non c’è da stupirsi, quindi, che il numero di cause giudiziarie correlate sia in aumento.

Nel mese di aprile i tribunali russi hanno trattato un numero senza precedenti di 52 casi di “giustificazione del terrorismo”. Se la tendenza continua, quest’anno si stabilirà un nuovo record di casi di questo tipo.

Una delle persone in attesa di giudizio è la studentessa 18enne Daria Kozyreva. Rischia fino a cinque anni di carcere dopo aver attaccato una poesia del poeta ucraino Taras Shevchenko su un monumento.

Le autorità sanno anche che, se non sono soddisfatte del verdetto del tribunale, possono sempre ricorrere in appello – e quasi certamente otterranno un risultato più favorevole.

Il difensore dei diritti umani Oleg Orlov un tempo dirigeva l’organizzazione di fama mondiale Memorial, finché anche questa non è stata dichiarata “agente straniero” e successivamente chiusa per non aver soddisfatto gli onerosi requisiti imposti.

Insoddisfatte, le autorità si sono scagliate contro lo stesso Orlov, arrestandolo nel 2023 per aver “ripetutamente screditato le Forze armate russe” – un’altra accusa comunemente applicata a chi si oppone alla guerra.

Come Kagarlitsky, anche lui è stato giudicato colpevole in ottobre, ma gli è stata comminata solo una multa. Le autorità hanno quindi risposto a febbraio designando Orlov come “agente straniero” e facendo sì che una corte d’appello sostituisse la sentenza originale con una pena detentiva di due anni e mezzo.

Le autorità possono anche semplicemente formulare nuove accuse, come hanno fatto con il matematico e prigioniero politico Azat Miftakhov.

Dopo aver scontato una pena detentiva di tre anni a settembre, Miftakhov è stato accusato di “giustificazione del terrorismo” e gli sono stati inflitti altri quattro anni di carcere a marzo.

Tutto ciò non sembra promettere nulla di buono per Kagarlitksy, il cui ultimo appello sarà esaminato dalla sezione militare della Corte suprema russa il 5 giugno. Ma come ha osservato Kagarlitsky in una lettera aperta dal carcere: “Nelle condizioni odierne, quando l’azione politica e l’autorganizzazione nel nostro paese sono diventate estremamente difficili, aiutare coloro che la pensano come noi e che sono stati imprigionati non è solo un’attività umanitaria, ma anche un importante gesto politico, un atto di solidarietà pratica”.

Lascia un commento