Ucraina-Russia, i tifosi di Putin in Grecia come da noi, contro gli ucraini e gli oppositori russi


Abbiamo in più occasioni denunciato l’atteggiamento di chiusura (che rasenta il razzismo) della sinistra italiana nei confronti degli ucraini (compreso nei confronti dei militanti della sinistra ucraina) e degli attivisti russi anti-Putin.

Oggi vogliamo dare notizia della denuncia fatta dall’attivista russo Artem Temirov attraverso il sito anarchico, cooperativo, indipendente e radicale Freedom (che gestisce la più antica pubblicazione anarchica della Gran Bretagna e la sua più grande libreria.

Artem Temirov racconta come lui e la sua compagna Yuliia Leites, attivista femminista ucraina, siano stati brutalmente messi a tacere durante un evento del partito greco MeRA 25 (per intenderci il partito fondato nel 2018 e diretto dall’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakīs).

Artem racconta “l’anno scorso io e mia moglie siamo arrivati in Grecia. Mentre io sono cittadino russo, mia moglie è cittadina ucraina. Lei ha lasciato Kiev una settimana dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia e io ho lasciato la Russia pochi giorni dopo perché era diventato pericoloso rimanere lì con una posizione contraria alla guerra, avendo entrambi sempre avuto posizioni di sinistra e antifasciste”. Oggi entrambi sono rifugiati politici in Grecia. 

Alla vigilia del primo anniversario della guerra, Artem e sua moglie sono stati invitati a un evento pubblico del partito politico greco MeRA 25 dal titolo “Dalla crisi alla guerra: un anno dopo”. Non conoscevano la posizione di MeRA 25 sulla guerra, ma erano incuriositi dall’elenco degli autorevoli oratori annunciati per l’evento: Angela Dimitrakakis (docente senior all’Università di Edimburgo), Amineh Kakabaveh (ex membro del parlamento svedese), Stathis Kouvelakis (ex lettore di teoria politica al King’s College di Londra) e Yanis Varoufakis (professore all’Università di Atene, segretario di MeRA 25, cofondatore di DiEM25 ed ex ministro delle Finanze).

Yanis Varoufakis allontana
Artem Temirov

Hanno ascoltato con attenzione gli interventi, riscontrando una lettura totalmente allineata al pensiero mainstream di sinistra: no all’invio di armi (“perché uccidono le persone”), no al sostegno alla resistenza ucraina perché così “si sostengono gli Stati Uniti”, la guerra è una guerra tra Russia e Stati Uniti. In particolare Stathis Kouvelakis ha riprodotto alla lettera i discorsi di Vladimir Putin: “il conflitto in Ucraina è una guerra imperialista tra la Russia e l’Occidente collettivo, guidato dagli Stati Uniti, che si svolge sul territorio ucraino” e sarebbe anche una “guerra asimmetrica” perché la Russia non possiede la stessa potenza militare degli Stati Uniti. Per Kouvelakis “la Russia non aveva altra scelta che agire contro l’Ucraina, poiché la NATO aveva pianificato di aumentare la sua presenza nella regione”

Il tutto condito dalla sottolineatura secondo cui “nel 2014 i nazionalisti hanno preso il potere in Ucraina e iniziato a opprimere la popolazione di lingua russa”. Dunque non si dovrebbero sostenere le richieste ucraine di “fine dell’occupazione dei territori e di ritorno ai confini internazionalmente riconosciuti, a partire dal 1991”.

Dopo gli interventi dei relatori, durante la sessione di domande e risposte, Artem si è alzato per iniziare ad esprimere il suo disaccordo, sottolineando di essere russo. 

Immediatamente e per tutta risposta, Angela Dimitrakakis, che peraltro conosceva sia lui che sua moglie, lo ha interrotto e ha chiesto: “Chi sei? Chi ti ha portato qui?”. Yanis Varoufakis gli ha dato del fascista e gli ha fatto spegnere il microfono. La moglie (unica cittadina ucraina presente in sala) e Artem sono stati allontanati con la forza dall’evento senza poter dire un’altra parola, mentre Varoufakis continuava a gridare che erano “fascisti”.

Artem, sul sito Freedom, si sorprende “per la non volontà di ascoltare due rifugiati provenienti dai paesi su cui si erano concentrate le due ore precedenti di discussione”. Si sorprende del fatto che “persone che si identificano come politici di sinistra e internazionalisti possano ripetere parola per parola la propaganda russa” e che “dopo un anno di guerra e numerose atrocità commesse, giustifichino pubblicamente l’invasione russa”

Come ovunque, anche in Italia in queste “iniziative per la pace” mancano le storie degli ucraini vivi, le loro opinioni, i loro bisogni, le loro aspirazioni, le loro voci e i loro punti di vista, che cosa pensano gli ucraini che stanno combattendo, e i civili che hanno scelto di rimanere nelle loro case, sapendo che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Che cosa pensano i russi oppositori di Putin.

Quegli oratori (e tanti altri come loro, anche qui in Itaiia) hanno facilmente privato la popolazione di uno dei più grandi paesi europei della soggettività politica, rinunciando a difendere i diritti umani, civili e politici di 43 milioni di persone. Dichjiarano apertamente che devono essere Putin e Biden a porre fine alla guerra e che la Russia e gli Stati Uniti devono trovare un accordo da imporre ai “nazionalisti ucraini”.

Varoufakis, Kouvelakis e compagnia (e come loro tanti dirigenti della sinistra italiana in tutte le sue numerose declinazioni) definiscono la loro posizione sulla guerra in Ucraina cancellando gli abitanti del paese che vive la guerra, le loro aspirazioni, ma applicando i loro astratti e incartapecoriti schemi geopolitici. Non hanno il coraggio di confessarlo (alcuni, meno ipocritamente lo dichiarano), ma per loro qualsiasi esito della guerra in cui la Russia vinca è preferibile alla vittoria dell’Ucraina, perché la vittoria dell’Ucraina non viene vista come la vittoria dei suoi abitanti, ma piuttosto come la “vittoria degli Stati Uniti”. Come afferma Artem, vedono “i paesi e il loro abitanti come semplici disegni su una mappa”.

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