Il 24 febbraio

Oggi è proprio il 24 febbraio. Da un anno le bombe russe cadono sulle città ucraine. Da un anno tantissimi civili e innocenti militari ucraini e russi cadono vittima dell’assurda guerra di aggressione messa in atto dall’autocrate del Cremlino e dal suo regime. Da un anno quella guerra sta commuovendo e indignando l’opinione pubblica democratica di tutto il mondo e in particolare in Europa. Da un anno quella commozione e quell’indignazione trovano solo una schifosa sponda nella furbesca operazione degli imperialismi occidentali statunitense ed europei di utilizzarle per legittimare la loro corsa al riarmo, una corsa al riarmo già decisa da tempo, ben prima dell’inizio dell’avventura putiniana.


Da un anno grandissima parte della sinistra, soprattutto in Italia, invece di mettersi in sintonia con quell’indignazione e con quella commozione e invece di raccoglierle, si è attivata per chiedere la cessazione delle sanzioni contro la Russia, e per chiedere la resa della resistenza ucraina. Una resistenza che ha colto di sorpresa Putin, che, come dice Berlusconi, pensava di arrivare in pochi giorni con i suoi tank a Kiev e di sostituire il governo Zelensky con un “governo di brave persone”. Ma è stata una resistenza che ha colto di sorpresa anche l’occidente che aveva consigliato a Zelensky di mollare e di scappare negli Stati Uniti prima che i russi arrivassero nella capitale ucraina.


Invece quella resistenza, popolare ed eroica come solo le resistenze popolari sanno essere, ha costretto tutti a cambiare i loro piani e i loro comportamenti. Ha costretto Putin a ripiegare su una guerra di posizione sanguinosa e che rischia di diventare sempre più interminabile. Ha costretto l’Occidente a tentare di usarla per i propri fini.


Ma non è riuscita a spingere la sinistra italiana a ridefinire le proprie posizioni che sono rimaste sempre e comunque orientate a sostenere la Federazione russa, ritenuta, nonostante le sue nefandezze, l’unico baluardo allo strapotere occidentale, e a difenderne, a volte senza neanche un malcelato imbarazzo, gli interessi e gli obiettivi.


Grandissima parte della sinistra italiana celebra oggi e in questi giorni questa ricorrenza manifestando “per la pace”, riuscendo a mettere Russia e Ucraina sullo stesso piano, tradendo il principio democratico di distinguere tra un esercito aggressore e un popolo aggredito, come tutta la sinistra aveva sempre fatto in tante occasioni distinguendo tra gli Stati Uniti e l’Afghanistan e l’Iraq, tra Israele e i palestinesi, tra la Turchia e i curdi, al di là del giudizio anche negativo che può essere dato sui governi dei popoli aggrediti.


In un anno la sinistra (salvo rarissime e lodevoli eccezioni, vedi qui e qui) è riuscita a non dare mai la parola a chi in Russia si batte contro il regime criminale di Putin né tantomeno a chi in Ucraina sostiene e partecipa alla resistenza pur lottando contro il governo Zelensky e la sua politica neoliberale.

Viva la resistenza Ucraina, viva l’Ucraina libera e indipendente, viva l’opposizione democratica russa

Per l’immediato cessate il fuoco e per il ritiro delle truppe russe dai territori occupati

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