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Elezioni europee, un accordo tra 6 liste di sinistra

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Portogallo, il 13° Congresso del Bloco de Esquerda


Nell’ultimo weekend di maggio, dopo un intenso dibattito di oltre tre mesi, si è svolto a Lisbona il 13° Congresso nazionale del Bloco de Esquerda, la formazione anticapitalista fondata nel 1999 a partire dalla convergenza di alcune importanti organizzazioni dell’estrema sinistra portoghese.

Nel corso del dibattito si sono confrontate due mozioni, la mozione A (“Una forza, molte lotte”, guidata da Mariana Mortágua), e la mozione E (“Un blocco plurale per un’alternativa di sinistra – una sfida che possiamo vincere”, di cui è portavoce l’ex deputato Pedro Soares).

Al termine della discussione e delle votazioni, la mozione A ha prevalso con il voto di 439 delegate/i, mentre la mozione E è stata sostenuta da 78 delegate/i (oltre a 11 astensioni).

Mariana Mortágua
Dopo 10 anni, Catarina Martins lascia il suo incarico di coordinatrice del Bloco de Esquerda (BE) con la convinzione, come ha dichiarato nell suo intervento al congresso) della “fine del ciclo politico”. Per questa nuova fase, sarà Mariana Mortágua a guidare il BE e a cercare di riprendersi dal cattivo risultato elettorale del 2022 (con la presenza parlamentare e il finanziamento pubblici del BE ridotti di oltre la metà). Catarina Martins sembra sarà destinata a guidare la presenza politica del Bloco a Bruxelles, dopo le elezioni europee del prossimo anno.

Con l’elezione di Mariana prevale, sì, la linea “continuista” incarnata nella Mozione A, ma si assiste ad importante ulteriore ringiovanimento del partito (Mariana ha 37 anni e analogamente è stata profondamente rinnovata anche la Commissione politica, l’organismo di direzione largo del partito, composto da 21 membri, 17 della mozione A e 4 della E).

L’obiettivo è quello di portare una “nuova vita” al Blocco, riconquistando lo status di terza forza politica e il consenso dei giovani elettori, e il collegamento con i “movimenti sociali”.

Riproduciamo qua sotto un articolo di bilancio del congresso scritto da Vasco Barata, attivista per il diritto alla casa, dirigente del Bloco e consigliere comunale a Lisbona.

La vita del popolo come bussola

Echi del congresso del Bloco de Esquerda

di Vasco Barata, da vientosur.info

Il Bloco de Esquerda è giunto al suo 13° Congresso dopo due anni di intense sfide che hanno messo alla prova la coerenza del progetto politico.

Al suo interno, la difesa di un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e gratuito, la difesa della fine delle leggi sul lavoro della Troika e la lotta contro la speculazione immobiliare hanno portato il Bloco de Esquerda a votare contro un bilancio statale senza alcuna traccia di sinistra.

Questo voto è stato utilizzato dal Partito Socialista (PS), in combutta con un Presidente della Repubblica di destra, per anticipare le elezioni e ottenere la maggioranza assoluta. La campagna elettorale è stata segnata da sondaggi sconsiderati che prevedevano una maggioranza di destra (composta dal PSD-Partito socialdemocratico e da Iniziativa liberale) con l’estrema destra (Chega).

La paura ha fatto il resto e ha dato al PS la maggioranza assoluta.

Il Bloco de Esquerda è passato da 19 a 5 deputati, sconfitto, ma non irrilevante, perché saldo e in grado di combattere. Un anno dopo, la “stabilità politica” promessa dal PS si è tradotta in un susseguirsi di impeachment e di piccoli, medi e grandi scandali nel governo, mettendo all’ordine del giorno la possibilità di sciogliere il parlamento, cosa impensabile solo un anno fa.

L’instabilità è anche la prospettiva per i cittadini di un paese in crisi su più fronti, sotto gli attacchi speculativi alle abitazioni, con un impoverimento diffuso dovuto all’inflazione e un Sistema Sanitario Nazionale in bancarotta. La battaglia combattuta, e persa, nei negoziati sul bilancio 2021 si sta ora rivelando come un’opzione per il futuro. In Portogallo esiste un’alternativa di sinistra che non abdica ai propri obblighi.

L’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha messo alla prova anche la sinistra.

Oggi potrebbe sembrare che la solidarietà con il popolo ucraino fosse una politica ovvia. Non è stato così. Gran parte della sinistra internazionale è rimasta ambigua o addirittura allineata con l’“operazione speciale” di Mosca.

Ci viene detto – e giustamente – che questa guerra è complessa. La NATO fa pressione sulla Russia da molti anni e gli eccessi commessi da Kiev sono ben noti. Ma la complessità non può essere affrontata dimenticando ciò che è semplice: non è perché è ostile agli Stati Uniti che un regime come quello di Putin cessa di essere imperialista o diventa anti-imperialista; rispettare il diritto all’autodeterminazione significa denunciare l’invasore e sostenere l’invaso, che sia nel Sahara, a Timor, a Gaza o in Ucraina.

La posizione del BE ha seguito la tradizione antimperialista di Lenin e Rosa Luxemburg: il diritto all’autodeterminazione appartiene al popolo, per quanto reazionari possano essere i suoi leader e le sue alleanze. Assumendo fin dall’inizio una chiara posizione di solidarietà con il popolo ucraino, il Bloco ne è uscito rafforzato nella sua credibilità.

Sono state queste le decisioni che hanno permesso al BE di tenere un congresso di dibattito politico sull’essenziale della vita delle persone e senza drammi esistenziali. Catarina Martins ha lasciato la carica di coordinatrice del partito con la sua autorità intatta, come dimostra l’accoglienza commossa ricevuta nel suo ultimo discorso da coordinatrice, ed è stata sostituita da Mariana Mortágua, che ha assunto l’incarico, definita dalla stampa come una figura “più radicale” – l’élite economica non le ha mai perdonato il suo ruolo di denuncia del sistema nei discorsi parlamentari – o la “tassa Mortágua” sugli immobili di lusso (l’unica misura anti-speculazione approvata dal PS durante la geringonça, cioè il governo monocolore PS sostenuto dall’esterno dal BE e dal PCP).

Più che i sondaggi (che indicano una costante ascesa del Bloco), sono le strade a dimostrare che solo la sinistra ha una risposta per il paese. Gli ultimi tempi sono stati segnati da importanti manifestazioni: dalla lotta degli insegnanti per il riconoscimento della loro carriera professionale, alla più grande manifestazione per il diritto alla casa, a manifestazioni molto rivelatrici in difesa del Servizio Sanitario Nazionale o di lotte settoriali rilevanti, la sinistra appare nelle strade, a differenza di un’estrema destra che, promettendo di occuparle, non riesce a uscire dalle mura del parlamento.

In questo ciclo di mobilitazioni, il Bloco ha fatto la differenza lo scorso gennaio, quando è stato l’unico partito parlamentare presente alla prima delle grandi mobilitazioni degli insegnanti, indette da un sindacato minoritario dopo una lunga apatia da parte dei sindacati egemonizzati dal Partito Comunista.

Non siamo l’unico partito che difende le richieste degli insegnanti, ma il momento è stato determinante perché è stato chiaro che il Bloco è l’unico partito che propone una resistenza al governo con una strategia di lotta unitaria. Questo è accaduto anche nelle iniziative contro l’inflazione, nel movimento per il diritto alla casa, nella convergenza in difesa del Servizio Sanitario Nazionale o nelle lotte sindacali in cui abbiamo responsabilità.

Ora è il momento di unire queste lotte e costruire un’alternativa.

Siamo consapevoli della volontà della destra e dell’estrema destra di unirsi per andare al potere e della necessità di combattere questo pericolo, così come sappiamo che è l’assenza di risposte da parte della maggioranza assoluta del PS ad alimentare il sogno di potere della destra.