Francia, decine di migliaia contro le violenze e il razzismo, ma si rinfocola la polemica a sinistra

Le valutazioni, come al solito, sono contrastanti: tra 30.000 e 80.000 sono stati i manifestanti che sono scesi in piazza ieri, sabato 23 settembre, a Parigi e in numerose altre città francesi, rispondendo all’appello unitario lanciato settimane fa per una manifestazione contro la violenza della polizia, il razzismo sistemico e per le libertà civili. 

Il corteo parigino è partito verso le 15 dalla Gare du Nord, nel quadrante nordorientale della capitale francese, dietro lo striscione di apertura del “Coordinamento nazionale contro le violenze della polizia”, fitto di striscioni e di cartelli: “Tutte/i insieme contro le violenze e il razzismo”, “Né oblio né perdono”, “Polizia ovunque, giustizia da nessuna parte”, “Senza giustizia nessuna pace”, “In lutto e in collera”, “Giù le mani dai nostri ragazzi”, “Giustizia per Nahel” (in riferimento al diciassettenne Nahel Merzouk, ucciso a sangue freddo da due poliziotti ad un posto di blocco alla fine dello scorso giugno).

Altri spezzoni del corteo si concentravano su altre vittime del “razzismo sistemico” delle forze di polizia: “Verità per Othmane”. “per Alassane”, “per Mohamed”, “per Medhi”, “per Mahamadou”… con tanti cartelli sorretti dai familiari dei giovani uccisi. E c’era anche chi denunciava l’impunità degli assassini, come sosteneva la sorella di Mahamadou Cissé, ucciso con una fucilata meno di un anno fa a Charleville Mézières, nella regione delle Ardenne: infatti, l’uomo che l’ha ucciso, un ex militare, se l’è cavata con solo qualche giorno di prigione…


Perfino l’Ispettorato generale della Polizia nazionale riconosce che il ricorso alla forza (e anche alle armi da fuoco) è “in netto aumento”. Ma nonostante questo, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha scritto proprio alla vigilia delle manifestazioni una lettera di sostegno pubblico ai poliziotti, ai gendarmi e ai questori, chiedendo loro di “dare prova di una vigilanza particolare durante le manifestazioni, di proibirle, se necessario, e di segnalare gli slogan insultanti ed oltraggiosi verso le istituzioni della Repubblica, della polizia e della gendarmeria”.

Tanto che, a Grenoble, il questore ha vietato un presidio descrivendolo come “un assembramento anti razzista composto da persone razzializzate”.


Ai cortei hanno aderito La France Insoumise, il Nuovo Partito Anticapitalista (NPA), i verdi di EELV, i sindacati CGT, FSU e Sud-Solidaires, assieme ad altre 150 organizzazioni politiche, sindacali, associative, collettivi dei quartieri popolari…

Come abbiamo già riferito, il Partito comunista francese (PCF) non ha aderito all’iniziativa, cosa che ha alimentato una violentissima polemica a sinistra, tanto che la deputata LFI Sophia Chikirou, in una sua dichiarazione, ha paragonato l’attuale leader del PCF a Jacques Doriot, l’ex comunista che negli anni 40 passò a collaborare con gli occupanti tedeschi, accompagnandola con la foto di una t-shirts con la scritta “Tutti detestano Fabien Roussel”, ironizzando sullo slogan che falsamente il segretario del PCF aveva attribuito alla manifestazione del 23: “Tutti detestano la polizia”.

La cosa ha portato anche il Partito socialista (PS), che pure fa parte della NUPES, cioè dell’alleanza elettorale di sinistra costruita attorno a LFI che ha raccolto alle elezioni parlamentari dello scorso anno il 25,66% dei voti, a non partecipare alla manifestazione.

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